venerdì 1 gennaio 2010

Capodanno nel cratere

Stanotte, dove ero a salutare l'arrivo del nuovo anno, non ci sono stati botti.
Di botto, ce n'era già stato uno, grande, il 6 aprile, a L'Aquila.

Con Andrea!!!
(Andrè, perdona la foto: è la meno brutta che avevamo!!!)
L'anno appena concluso non è stato dei più felici, per i lutti che hanno colpito molti miei amici e per il terremoto.
Tanta voglia di guardare avanti, di sperare in un anno più felice.
Quale modo migliore per attendere l'arrivo del nuovo anno se non nel posto in Italia dove in assoluto bisogna guardare al futuro con ottimismo?  
L'idea mi frullava nella testa già da un po' e pochi giorni fa l'ho proposta ad Andrea, che a L'Aquila, fino a prima del terremoto, viveva.
Sììììì!!! Andiamo a brindare in piazza a l'Aquila!

Ore 22.30, puntuale come un orologio ('sti ingegneri...:D) passa a prendermi ed equipaggiati di spumante, bicchieri, cioccolato ed ombrello percorriamo un'A24 deserta sotto una pioggia battente.
Dall'uscita l'Aquila ovest, percorrendo le strade viste in tv, passando davanti alla caserma, alla casa dello studente, arriviamo in piazza Duomo...


Nonostante il maltempo, tante persone sono accorse a festeggiare l'arrivo dell'anno nuovo nei tendoni allestiti in piazza del Duomo e a Collemaggio.

Il carabiniere a cui abbiamo offerto da bere, che prestava servizio a 500 km da casa sua, si rammaricava del maltempo che, in parte, ha rovinato la festa in piazza. 

Al buio, brillano le bande catarifrangenti delle uniformi e delle divise dei soccorritori.
Le strade transennate sono presidiate da camionette dei carabinieri e dell'esercito. 
Dopo le 22 la zona rossa, praticamente al buio, è inaccessibile e i militari la difendono da eventuali atti di sciacallaggio.

Non credo che il centro dell'Aquila ne avesse viste così tante nemmeno per la Perdonanza.


Colpiscono i molti cartelli e i cartelloni pubblicitari che segnalano la riapertura di un'attività.
Le immagini della città transennata e sventrata mi erano note dalla tv, ma vederle dal vivo accompagnate dai racconti di Andrea, è stato toccante.
Dopo una ricognizione a casa sua, al Torrione, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori (terminati!), ci siamo diretti negli altri centri colpiti dal sisma.
Il buio e la pioggia mi hanno in parte protetta dalla vista delle macerie e impedito di fotografarle. Meglio così.

Bisogna guardare avanti, cercare la bellezza.
Onna è diventato un po' il simbolo di questo sisma e ora è bello e commovente vedere proprio qui i segni della rinascita (che - ahimè - nelle mie foto non si vedono!)
Le casette in legno, con il giardino, le biciclette appoggiate ai muri, le luminarie del Natale, circondano la struttura del nuovo asilo costruito su un progetto che Giulia, una delle studentesse che ha perso la vita nella casa dello studente, aveva disegnato per un esame e della chiesetta di legno.
Andrea mi ha detto che a Onna sono stati determinanti i contributi dei friulani e dei trentini, dei tedeschi, della Croce Rossa.
Non ho avuto modo di entrare nelle nuove costruzioni nè di parlare con chi ci vive ma, visto dall'esterno, tutto appare molto gradevole, vivibile, a misura d'uomo.
Onna mi ha fatto pensare ai centri abitati visti negli USA, fatti di villette di legno, con giardino.
Diverso da prima, ma bello.

Andrea mi ha portata anche a San Demetrio, a Ripa, a Bazzano, parlandomi man mano di cosa c'era prima, descrivendomi cambiamenti, i miglioramenti.
Abbiamo visto anche le diverse tipologie di soluzioni abitative costruite.
Questo è uno dei nuovi complessi antisismici del progetto C.A.S.E. a Bazzano.
Colpisce pensare che 152 edifici siano stati costruiti ex novo e consegnati arredati e corredati in così poco tempo. Andrea mi ha detto che il cantiere era operativo 24/24 ore.
Le strade che separano le palazzine hanno i nomi dei cantanti: via Mia Martini, via Fabrizio De Andrè, via Lucio Battisti.
Percorrendole in auto, ero commossa, a stento ho trattenuto le lacrime.
Pensavo alla gioia delle persone che abitavano lì, a quale iniezione di speranza deve essere stato tornare prima di Natale, ad avere un tetto stabile sulla testa, una casa vera, bella e confortevole invece di un container.
Ne abbiamo visti pochi, per fortuna, di container e spero anche che non fossero abitati.

Prima di imboccare nuovamente l'autostrada, abbiamo concluso il giro percorrendo la nuova strada che conduce alla caserma della guardia di finanza, dove si sono celebrati i funerali delle vittime e dove c'è stato il G8. 
Nell'enorme complesso si trovano anche strutture abitative dove ora alloggiano circa 500 persone.

Nonostante l'ora tarda - erano passate le 5 - ho fatto fatica a prendere sonno.
Ripensavo e ripenso tuttora a quello che ho visto.
Dopo tanti morti, tante immagini strazianti, dopo un anno deludente, questo giro notturno è stata una sorta di terapia d'urto.
Mi è servito a rimettere in fila i pensieri, a ridefinire priorità anche nella mia vita, a guardare avanti con speranza!


4 commenti:

Igor ha detto...

Bello davvero. Sia le tue parole che questa testimonianza di rinascita.
Ancora auguri e buon anno a te e ai tuoi cari.

Anonimo ha detto...

AUGURI SINCERI a te e a tutta la tua comunità, un edicola, un posto qualsiasi che riapre e torna alla vita è un piccolo passo, ma la strada si percorre facendo un passo dopo l'altro... in bocca al lupo!
GM C

Daniela ha detto...

Grazie! ops... crepi il lupo! :-)

❤ Bida ❤ ha detto...

CIAO OMONIMA!
Rinnovo a te, alla tua famiglia e ai tuoi compaesani l'augurio per un 2010 carico di salute serenità e vita nuova!
Grazie per avermi fatto vedere con i tuoi occhi cosa si è costruito sulla tua terra per i tuoi concittadini...
Mi hai fatta piangere con il racconto del nuovo asilo costruito su disegno di una ragazza che ha perso la vita nel sisma...e anche per le belle cose che cambiano...

GRAZIE!!!